This is a brief essay but it’s in Italian. I will translate it as soon as I’ll feel like translating.
Otium cum dignitate
Questa quarantena è un’ottima occasione di riflessione, introspezione, un’inedita possibilità di dedicarci ad attività spiritualmente ed intellettualmente nutrienti, ad abbandonare la compulsiva produttività capitalista che la società della stanchezza ci ha abituati a sopportare fino al punto di farci credere che sia la normalità.
Credevo, scioccamente, che tutti (tutti quelli costretti a casa, almeno) l’avrebbero capito, realizzando che finalmente erano, seppure brevemente, liberi. E invece no: il panico.
In qualche modo si è ritornati a un passato antico, quando uscire dal proprio rifugio era pericoloso e i pochi che vi si avventuravano lo facevano esclusivamente per ragioni alimentari. Malgrado la grande varietà di svaghi e attività da tempo libero disponibili, la gente, incredibilmente, si annoia.
Sono convinta che un momento come questo, in cui non ci è richiesto di presentarci al lavoro, a scuola, la mattina alle otto per poi uscirne distrutti alle sei, sia preziosissimo e debba essere valorizzato (ma non certo riempiendo l’agenda quotidiana soltanto di faccende domestiche, esercizi per restare in forma, spesa al supermercato e tre telegiornali al giorno).
Citando il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han, “La tecnica del tempo e dell’attenzione definita multitasking non costituisce un processo civilizzante”, perciò vorrei invitare tutti i prigionieri temporanei a rifiutare, per una volta, questo regresso culturale, o processo anti evoluzionistico: poiché è nella contemplazione e nella concentrazione su un solo oggetto che l’uomo si differenzia dall’animale, il quale è invece costretto ad attuare la strategia del multi-tasking in quanto necessaria per la sua sopravvivenza.
Han definisce questa attitudine “un’attenzione vigile, ma superficiale”, il contrario della contemplazione, necessaria per lo sviluppo del pensiero e per le attività creative: ogni scrittore, artista, filosofo, sa bene quanto essa sia importante, anzi necessaria, e si dedica ad un’Otium fruttuoso, produttivo sebbene non in senso capitalistico: esso non porta infatti nessun vantaggio pragmatico né economico, ma è un’arricchimento intellettuale, spirituale e per la pratica artistica.
Decolonizzare
Ho ideato, durante questa prima settimana di isolamento sociale, alcuni esercizi preparatori all’applicazione della teoria ciceroniana dell’Otium cum dignitate.
Ogni esercizio è pensato per facilitare una riappropriazione del nostro corpo e della nostra mente, per permetterci poi di assorbire meglio qualsiasi pratica (intellettuale o pragmatica) a cui vorremo dedicarci durante le prossime settimane.
Gli esercizi saranno aggiornati man mano che ne penserò e proverò di nuovi.
Esercizio n.1
Una doccia fredda, appena svegli. Respira.
Esercizio n.2
Riempi la vasca di acqua tiepida, scivola dentro, respira, porta la testa sotto: senti l’acqua che solletica le orecchie mentre scendi.
Ascolta i rumori da sotto l’acqua.
Lentamente, facendo leva sui piedi, solleva il bacino e il petto, e senti l’acqua intorno alle porzioni di corpo che vengono scoperte tagliarlo come una lama dolce e tiepida.
Ripeti.
Esercizio n.3
Prendi la caviglia in mano, ora il polso.
Tocca la pancia affondandoci le dita.
Pensa: le tue ossa, il sangue caldo, i muscoli.
La lingua è un muscolo: prova a toccarti il naso con la lingua.
Cammina nell’erba o su un pavimento freddo a piedi nudi.
Coricati per terra in posti in cui non lo faresti.
Stiracchia la schiena.
Urla.
Guardati nudo allo specchio, respira, disegnati addosso.
Esercizio n.4
Guarda Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio e Wavelength di Michael Snow.
Educati alla pazienza e alla trance.
Esercizio n.5
Non parlare per ore.
Riascolta il suono della tua voce come fosse uno strumento segreto.